mercoledì 15 giugno 2011

GIOVANI E PRECARIETA' UN BINOMIO RICORRENTE

Giovani e precarietà, un binomio, oramai, sempre più ricorrente. Ma la precarietà non è l'unico problema dei giovani.
Come denuncia Mario Draghi, governatore della Banca d’Italia, nel nostro Paese “vige il minimo di mobilità a un estremo, il massimo di precarietà all’altro. E’ uno spreco di risorse che avvilisce i giovani e intacca gravemente l’efficienza del sistema produttivo. I salari di ingresso dei giovani in termini reali, sono fermi da oltre un decennio su livelli al di sotto di quelli degli anni Ottanta. La recessione ha reso più difficile la situazione e il tasso di disoccupazione dei giovani sfiora il 30%. Si accentua la dipendenza, già elevata nel confronto internazionale, dalla ricchezza e dal reddito dei genitori”.
In Italia, infatti, la crescita arranca da 15 anni, e mentre i tassi di sviluppo si aggirano attorno all'1%, la domanda resta debole. Inoltre, anche la crisi libica potrebbe pesare sulla nostra economia, non solo con un aumento del 20% del prezzo del petrolio, ma anche minando gli investimenti nell'industria petrolifera dell'area, e con rincari sull'energia, che avrebbero ripercussioni negative anche sulla crescita mondiale.
Dal punto di vista del governatore della Banca d’Italia, “a beneficio della crescita di tutta l’economia andrebbe un assetto normativo ispirato pragmaticamente all’efficienza del sistema. Si è già cominciato, ma azioni riformatrici più coraggiose migliorerebbero le aspettative delle imprese e delle famiglie e aggiungerebbero per questa via impulsi alla crescita”. Ma su questo punto Draghi si dichiara fiducioso, perché gli italiani dispongono di tutte le risorse necessarie e di una grande capacità imprenditoriale.
Un altro problema è che milioni di persone,  pagano contributi previdenziali senza raggiungere il minimo per la pensione.
E li perderanno.
Sono precari, parasubordinati, liberi professionisti non iscritti a un Ordine professionale, donne che hanno lasciato il lavoro. Gran parte dei loro contributi previdenziali vengono versati all’Inps a fondo perduto: se non si raggiunge il minimo richiesto dalla legge per maturare la pensione (il che accade sempre più spesso, dati i lunghi periodi di disoccupazione o lavoro nero), quei contributi saranno usati per pagare le pensioni di altri, ma non danno diritto ad averne una propria. E anche quando si matura il minimo di contribuzione richiesto, la pensione ottenuta non supera i 400/500 euro dell’assegno sociale.
Allora è giusto lo slogan: Non c’è più tempo per l’attesa. È il tempo per la nostra generazione di prendere la situazione in mano e alzare la voce. Per dire che questo paese non ci somiglia, ma non abbiamo alcuna intenzione di abbandonarlo. Soprattutto nelle mani di chi lo umilia quotidianamente.
Siamo la grande risorsa di questo paese. Eppure questo paese ci tiene ai margini. Senza di noi decine di migliaia di imprese ed enti pubblici, università e studi professionali non saprebbero più a chi chiedere braccia e cervello e su chi scaricare i costi della crisi. Così il nostro paese ci spreme e ci spreca allo stesso tempo.

lunedì 13 giugno 2011

Risultato Referendum e segnali dal Paese

Dopo la dichiarazione del Ministro Maroni, il quale annuncia che il quorum per i Referendum è stato raggiunto, mi viene spontanea la riflessione che in Italia è sopraggiunta una nuova voglia di partecipazione attiva alle scelte politiche e forse anche una sorta di bocciatura di chi vuole evitare questa partecipazione dei cittadini. Ritengo che, di fronte a queste politiche attuate dalla classe governativa che non riesce a rispondere alla crisi che attanaglia il nostro Paese, i cittadini vogliono prende in mano la situazione, scegliere, decidere, partecipare attivamente alla vita politica.
Questo certamente è un bene, ma è anche un monito per l’attuale Governo e penso di condividere l’analisi fatta questa mattina sempre dallo stesso Maroni, il quale detta sostanzialmente un ultimatum al suo Governo, o si svolta o è meglio andare a votare ed eleggere una classe dirigente in grado di dare risposte concrete ai cittadini che sono esausti da questa situazione economica insostenibile.
Il ministro Maroni segnale due temi fondamentali da affrontare: la situazione dei profughi libici e la riforma fiscale, personalmente ritengo che la questione principale sia la seconda dando maggiore risalto al rilancio dello sviluppo e al sostegno della famiglia, quindi, riforma fiscale e "quoziente familiare".
Ci vorrebbe anche uno slancio e un po’ di coraggio da parte di tutti i parlamentari del PDL ponendo queste questioni come priorità e smettendola di difendere sempre e comunque il loro capo e leader, mettendo anche in discussione il suo modo di operare e le sue priorità che sono solo quelle relative alla giustizia e ai suoi processi giudiziari.
Oggi i cittadini, con questo dato dell’affluenza alle urne, ci dicono questo, ci dicono che sono stanchi di questa situazione, sono stanchi di come fino ad oggi sono stati affrontati i temi della famiglia, dei giovani, della disoccupazione e della crisi che attanaglia soprattutto le fasce più deboli della nostra Italia.

domenica 12 giugno 2011

E' possibile una riforma fiscale???

E’ attuale nella maggioranza governativa il dibattito tra chi, come Tremonti, sostiene che la crisi non è finita e non è finito il tempo della prudenza, pertanto serve cautela anche sull'attesa riforma fiscale «che non può essere realizzata in deficit», e chi come Maroni ritiene che in questa fase serve più il coraggio che la prudenza, al fine «di mettere in campo una riforma significativa, di sfidare la congiuntura».
Non è una questione di poco conto, vediamo di capire perché.
Keynes sosteneva che le grandi crisi finanziarie portano ad una elevata mancanza di fiducia nei mercati, scoraggiano gli investimenti, fanno diminuire la domanda, portano ad una diminuzione del risparmio e all’aumento della disoccupazione. Per fronteggiare questo scenario solo lo Stato può provocare il rilancio dell’economia con gli investimenti pubblici e la riduzione dell’imposizione fiscale, in modo da poter provocare una scossa e permettere il rilancio dell’economia.
Ma l’aumento degli investimenti pubblici e la riduzione delle tasse portano ad un aumento del debito pubblico.
Queste politiche in una prima fase della crisi sono state adottate, soprattutto negli Sati Uniti, ma successivamente sono state abbandonate al fine di evitare i rischi suddetti. In Europa vi è il monito della Commissione Europea  che ha imposto agli Stati membri di attuare politiche di rientro del deficit pubblico al fine di evitare il cosiddetto “rischio Paese”.
Lascio agli economisti la questione, ma come si può intuire non è del tutto marginale, in quanto non è conciliabile una riduzione del deficit pubblico con politiche espansive da parte degli Stati al fine di far ripartire l’economia e quindi ridurre la disoccupazione.
Il rigore senza crescita, alla fine, annulla gli effetti del primo. L’equilibrio di bilancio lo si ottiene sia controllando la spesa sia aumentando il gettito in modo sano, cioè non alzando le tasse, ma il Pil.
La sua mancanza comporta il rischio che per mantenere credibile la ripagabilità del debito pubblico, allo scopo di poterlo rifinanziare a prezzi sostenibili, in condizioni di bassa crescita, si debba tagliare la spesa pubblica fino al punto da ridurre le garanzie essenziali: sanità, istruzione, pensioni e sicurezza. Oppure alzare le tasse, eventualità che ci porterebbe verso una spirale di impoverimento.
Pertanto non è un’opzione, ma una necessità, il combinare rigore, crescita e, per quanto possibile, riduzione del debito.
Questo lo si potrebbe fare attraverso il recupero dell’evasione e attraverso tagli che non siano orizzontali, ma capaci di individuare gli sprechi veri e inutili al fine di finanziare moderatamente la riduzione delle tasse o il sostegno alle famiglie e ai giovani che sono quelli maggiormente colpiti da questa crisi devastante.

giovedì 9 giugno 2011

Politica Economia e Società: Referendum sull'acqua: pubblico o privato il servi...

Politica Economia e Società: Referendum sull'acqua: pubblico o privato il servi...: "Ormai la scadenza per esprimerci sui questi referendari è prossima, si vota domenica e lunedì. L'invito, ovviamente, è quello di andare a vo..."

Referendum sull'acqua: pubblico o privato il servizio?

Ormai la scadenza per esprimerci sui questi referendari è prossima, si vota domenica e lunedì. L'invito, ovviamente, è quello di andare a votare, di informarsi bene sui quesiti referendari e di esprimere il propio consenso. L'istutito referendario permette di ridurre la distanza che vi è tra la classe dirigente  e i cittadini, quindi è opportuno utilizzarlo. Personalmente, mentre non ho nessun dubbio su due dei quattro quesiti, nel senso che voterò SI sia a quello sul legittimo impedimento sia a quello sul nucleare. Dei dubbi permangono, invece, su quelli dell'acqua. I sostenitori del si sostengono che si voglia privatizzare l'acqua, questo approccio non è corretto, in quanto l'acqua resta un bene pubblico, infatti, il decreto Ronchi non tocca la propietà delle risorse idriche, ma il servizio, confermando la proprietà pubblica di acquedotti, fogne e depuratori.
Sostanzialmente si vuole che la gestione dei servizi idrici venga affidata in regime di concorrenza così da favorire l'ingrsso dei privati, i quali potranno fare gli investimenti necessari al fine di risanare il dissesto del comparto idrico e degli sprechi che esso comporta. La concorrenza potrà migliorare sia la gestione che le tariffe, le quali sono tra le più alte in Europa. La situazione attuale è caratterizzata dalla creazione di rendite di posizione e di monopolio costituite da società municipalizzate che sono al 100% controllate dagli enti locali, con tutto il corollario di assunzioni clientelari e mala gestione da carrozzoni politici, oltre che dalla impossibilità dei soci di fare investimenti al fine di rinnovare e migliorare la rete dei servizi idrici.
Per poter assicurare l'acqua corrente ai cittadini che la ricevono con intermittenza, riparare le dispersioni, collegare alle fogne e ai depuratori chi è isolato servono investimenti consistenti di miliardi di euro.  L'Italia con il debito pubblico che si ritrova e gli enti locali nella situazione in cui versano sono incapaci di sostenere tali investimenti, pertanto servono soggetti in grado di attirare capitali privati da poter investire per l'ammoderamento del servizio idrico. Tali capitali non arrivano senza remunerazione.
Forse è consigliabile, se vogliamo un servizio migliore e più efficiente turarci il naso è votare no ai quesiti sull'acqua.

sabato 28 maggio 2011

Chiusra Elezioni Amministrative 2011: fine del berlusconismo?

Finalmente si è chiusa questa campagna elettorale delle Amministrative 2011, caratterizzata dagli insulti, dalle minacce e dalla violenza tra opposte "tifoserie". Si è persa ancora una volta l'occasione di un confronto serio e concreto sui problemi veri che attangliano i cittadini delle singole realtà chiamate al voto. Si è distolta l'attenzione dalle problematiche delle amministrazioni locali per trascinare il dibattito politico sulle questioni nazionali e rendere tale voto un referendum pro o contro Berlusconi.
Personalmente mi ha colpito che un Presidente del Consiglio dei Ministri definisse chi vota un candidato che non è sostenuto da lui come "persone senza cervello", ritengo che la misura ormai sia colma. Non solo non si rispettano più le Istutizioni dello Stato, ma non vengono nemmeno rispettate quelle persone che liberamente hanno scelto di dare la propria preferenza ad un candidato che ritengono in grado di rappresentarli.
Mi auguro che questo segni veramente la fine di questo periodo politico caraterizzato dal berlusconismo che in fin dei conti si è dimostrato un fallimento, non realizzando ciò che aveva promesso in questi anni.

giovedì 26 maggio 2011

REFERENDUM DEL 12 E 13 GIUGNO 2011 - QUESTITI REFERENDARI E MODALITA' DI VOTO

Il re­fe­ren­dum è uno stru­mento di eser­ci­zio della so­vra­nità po­po­lare, san­cita all’articolo 1 della Co­sti­tu­zione della Re­pub­blica Ita­liana, e l’esito re­fe­ren­da­rio è una fonte del di­ritto pri­ma­ria che vin­cola i le­gi­sla­tori al ri­spetto della vo­lontà del po­polo. Sono quat­tro le ti­po­lo­gie di re­fe­ren­dum con­tem­plate dalla Co­sti­tu­zione italiana:
  • il re­fe­ren­dum abro­ga­tivo di leggi e atti aventi forza di legge,
  • quello sulle leggi co­sti­tu­zio­nali e di re­vi­sione costituzionale,
  • quello ri­guar­dante la fu­sione di re­gioni esi­stenti o la crea­zione di nuove regioni,
  • quello ri­guar­dante il pas­sag­gio da una Re­gione ad un’altra di Pro­vince o Comuni.
Il re­fe­ren­dum abro­ga­tivo di leggi e atti aventi forza di legge (ar­ti­colo 75) si uti­lizza come so­lu­zione per abo­lire una legge già esi­stente o parte di questa.

Il 12 e 13 giu­gno 2011 i cit­ta­dini ita­liani sono chia­mati ad espri­mere il pro­prio voto su 4 que­siti referendari.
L’elettore, per vo­tare, deve esi­bire al pre­si­dente del seg­gio la tes­sera elet­to­rale ed un do­cu­mento di riconoscimento.
L’elettore ri­ceve da un com­po­nente del seg­gio 4 schede di di­verso colore:
Il voto “SI”, trac­ciato sulla scheda, in­dica la vo­lontà di abro­gare la nor­ma­tiva ri­chia­mata dal que­sito referendario.
Il voto “NO”, trac­ciato sulla scheda, in­dica la vo­lontà di man­te­nere la vi­gente nor­ma­tiva ri­chia­mata dal que­sito referendario.

È im­por­tante – il 12 e 13 giu­gno – rag­giun­gere il quo­rum del 50% + 1 degli aventi diritto  e sce­gliere il SI a tutti i que­siti.
È un voto che può porre al­cuni li­miti a un mo­dello di svi­luppo in­so­ste­ni­bile, che ignora i co­sti am­bien­tali, so­ciali e i beni co­muni.
Un suc­cesso dei SI al Re­fe­ren­dum co­strin­ge­rebbe la po­li­tica – sia del go­verno che dell’opposizione – a fare i conti con la vo­lontà dei cit­ta­dini. L’impegno delle mo­bi­li­ta­zioni so­ciali non si li­mi­te­rebbe a ma­ni­fe­sta­zioni finora ina­scol­tate, ma can­cel­le­rebbe al­cune delle peg­giori leggi in­tro­dotte dal governo.

 
Re­fe­ren­dum po­po­lare n. 1 – SCHEDA DI COLORE ROSSO
“Vo­lete voi che sia abro­gato l’art. 23 bis (Ser­vizi pub­blici lo­cali di ri­le­vanza eco­no­mica) del de­creto legge 25 giu­gno 2008 n.112 “Di­spo­si­zioni ur­genti per lo svi­luppo eco­no­mico, la sem­pli­fi­ca­zione, la com­pe­ti­ti­vità, la sta­bi­liz­za­zione della fi­nanza pub­blica e la pe­re­qua­zione tri­bu­ta­ria” con­ver­tito, con mo­di­fi­ca­zioni, in legge 6 ago­sto 2008, n.133, come mo­di­fi­cato dall’art.30, comma 26 della legge 23 lu­glio 2009, n.99 re­cante “Di­spo­si­zioni per lo svi­luppo e l’internazionalizzazione delle im­prese, non­ché in ma­te­ria di ener­gia” e dall’art.15 del de­creto legge 25 set­tem­bre 2009, n.135, re­cante “Di­spo­si­zioni ur­genti per l’attuazione di ob­bli­ghi co­mu­ni­tari e per l’esecuzione di sen­tenze della corte di giu­sti­zia della Co­mu­nità eu­ro­pea” con­ver­tito, con mo­di­fi­ca­zioni, in legge 20 no­vem­bre 2009, n.166, nel te­sto ri­sul­tante a se­guito della sen­tenza n.325 del 2010 della Corte costituzionale?”.
 
Si deve vo­tare SÌ se si è con­tro la pri­va­tiz­za­zione dell’acqua e con­tro la ge­stione dei ser­vizi idrici da parte di pri­vati.
Si deve vo­tate NO se si è a fa­vore della le­gi­sla­zione attuale.

Que­sito n. 2 – re­fe­ren­dum ac­qua pub­blica – abro­ga­zione cal­colo ta­riffa se­condo lo­gi­che di “mercato”

Re­fe­ren­dum po­po­lare n. 2 – SCHEDA DI COLORE GIALLO
“Vo­lete voi che sia abro­gato il comma 1, dell’art. 154 (Ta­riffa del ser­vi­zio idrico in­te­grato) del De­creto Le­gi­sla­tivo n. 152 del 3 aprile 2006 “Norme in ma­te­ria am­bien­tale”, li­mi­ta­ta­mente alla se­guente parte: “dell’adeguatezza della re­mu­ne­ra­zione del ca­pi­tale investito”?”.

Nota: Il se­condo que­sito sulla pri­va­tiz­za­zione dell’ac­qua pub­blica ri­guarda la de­ter­mi­na­zione della ta­riffa del ser­vi­zio idrico in­te­grato in base all’adeguata re­mu­ne­ra­zione del ca­pi­tale in­ve­stito. In que­sto caso agli elet­tori viene pro­po­sta una abro­ga­zione par­ziale della norma.

Si deve vo­tare SÌ se si è con­tro la norma che per­met­tere il pro­fitto (non il re­cu­pero dei co­sti di ge­stione e di in­ve­sti­mento, ma il gua­da­gno d’impresa) nell’erogazione del bene Ac­qua po­ta­bile.

Si deve vo­tate NO se si è a fa­vore della le­gi­sla­zione at­tuale che am­mette tale guadagno.

Que­sito n. 3 – re­fe­ren­dum ener­gia nucleare

Re­fe­ren­dum po­po­lare n. 3 – SCHEDA DI COLORE GRIGIO
“Vo­lete voi che sia abro­gato il decreto-legge 25 giu­gno 2008, n. 112, con­ver­tito con mo­di­fi­ca­zioni, dalla legge 6 ago­sto 2008, n. 133, nel te­sto ri­sul­tante per ef­fetto di mo­di­fi­ca­zioni ed in­te­gra­zioni suc­ces­sive, re­cante Di­spo­si­zioni ur­genti per lo svi­luppo eco­no­mico, la sem­pli­fi­ca­zione, la com­pe­ti­ti­vità, la sta­bi­liz­za­zione della fi­nanza pub­blica e la pe­re­qua­zione tri­bu­ta­ria, li­mi­ta­ta­mente alle se­guenti parti: art. 7, comma 1, let­tera d: rea­liz­za­zione nel ter­ri­to­rio na­zio­nale di im­pianti di pro­du­zione di ener­gia nucleare?”.

Nota: Lungo e ar­ti­co­lato il que­sito re­fe­ren­da­rio per abro­gare la norma per la “rea­liz­za­zione nel ter­ri­to­rio na­zio­nale di im­pianti di pro­du­zione di ener­gia nu­cleare”. Si tratta di una parte del de­creto legge re­cante “Di­spo­si­zioni ur­genti per lo svi­luppo eco­no­mico, la sem­pli­fi­ca­zione, la com­pe­ti­ti­vità, la sta­bi­liz­za­zione della fi­nanza pub­blica e la pe­re­qua­zione tri­bu­ta­ria” fir­mato il 25 giu­gno 2008 e con­ver­tito in legge “con mo­di­fi­ca­zioni” il 6 ago­sto dello stesso anno. An­che que­sto que­sito è stato pre­sen­tato dall’Idv.

Si deve vo­tare SÌ se si è con­tro la co­stru­zione di Cen­trali Nu­cleari in Italia.

Si deve vo­tate NO se si è a fa­vore della le­gi­sla­zione at­tuale che le prevede.

Que­sito n. 4 – re­fe­ren­dum le­git­timo impedimento

Re­fe­ren­dum po­po­lare n. 4 – SCHEDA DI COLORE VERDE CHIARO
“Vo­lete voi che siano abro­gati l’articolo 1, commi 1, 2, 3, 5, 6 non­chè l’articolo 1 della legge 7 aprile 2010 nu­mero 51 re­cante “di­spo­si­zioni in ma­te­ria di im­pe­di­mento a com­pa­rire in udienza?”.

Nota: Que­sto que­sito, per abro­gare la legge sul le­git­timo im­pe­di­mento, è quello dalle pos­si­bili ri­per­cus­sioni po­li­ti­che più forti. A pro­porre il re­fe­ren­dum è stata l’Italia dei Va­lori. Dopo la di­chia­ra­zione di par­ziale in­co­sti­tu­zio­nale della legge sul le­git­timo im­pe­di­mento, la Corte di Cas­sa­zione ha au­to­riz­zato, con or­di­nanza, lo svol­gi­mento del referendum.

Si deve vo­tare SÌ se si è con­trari al prin­ci­pio che Pre­si­dente del con­si­glio o mi­ni­stro pos­sano de­ci­dere di non com­pa­rire in tri­bu­nale nei pro­cessi che li ri­guar­dano.

Si deve vo­tate NO se si è a fa­vore della le­gi­sla­zione at­tuale che pre­vede que­sto “scudo” nei con­fronti del si­stema giudiziario.

SI    VOTA

Do­me­nica 12 giu­gno 2011, dalle 8:00 alle 22:00
e
Lu­nedì 13 giu­gno 2011, dalle 7:00 alle 15:00.

Politica Economia e Società: SITUAZIONE POLITICA E AMMINISTRATIVE: QUALI PROSPE...

Politica Economia e Società: SITUAZIONE POLITICA E AMMINISTRATIVE: QUALI PROSPE...: "Ci troviamo di fronte a nuove scadenze elettorali, anche se non interessano il nostro Comune, l e elezioni amministrative sono l’occasione p..."

SITUAZIONE POLITICA E AMMINISTRATIVE: QUALI PROSPETTIVE

Ci troviamo di fronte a nuove scadenze elettorali, anche se non interessano il nostro Comune, le elezioni amministrative sono l’occasione per sentire i disagi della gente comune, per percepire il malessere diffuso, la sofferenza che non viene detta nei dibattiti televisivi o gridata nelle manifestazioni politiche, ma che cogli nelle conversazioni private, nelle confidenze all'amico o del vicino.
Si percepisce un grande bisogno di moralità, di serietà e di rispetto.
Come ha giustamente scritto Alberoni sul Corriere della Sera, il popolo ha subito tre traumi.
Il primo trauma subito è la crisi economica che ha portato la disoccupazione, l’impoverimento, e la maggiore incertezza del futuro. Il secondo è vedere coloro che l’hanno prodotta, i grandi banchieri, gli uomini della finanza e i politici coinvolti che, anziché venir puniti, si regalano buonuscite di decine di milioni di euro. Il terzo è l’interminabile rissa fra i massimi esponenti della politica italiana che arriva nelle case amplificata dalla televisione.
Una rissa che si svolge all’interno della élite del potere, che riguarda argomenti futili e che non porta benefici alla risoluzione dei problemi della vita di ogni giorno. Molta gente non trova più nei politici e nella classe dirigente del paese che dovrebbero essere guida ed esempio, un modello ideale e rassicurante, e si scopre sola ad affrontare i problemi vecchi e nuovi.
La vecchia oppressione della mafia, della ’ndrangheta e della camorra, a cui si sono aggiunti la maleducazione, l’indifferenza, la droga, e soprattutto la disaffezione dei giovani non solo alla politica ma alla partecipazione attiva alla risoluzione dei problemi che attanagliano la società con senso quasi di rassegnazione allo stato di fatto.
Altro elemento preoccupante è il peggioramento delle relazioni umane dove sono spariti e disprezzati i valori tradizionali, prima di tutto il rispetto della parola data.
Da qui nasce il desiderio diffuso di una vita più ordinata, dove ci sia ancora la buona educazione, l’aiuto reciproco, la cortesia, l’amicizia, dove si aiuta chi ha bisogno o chi è in pericolo. E l’esigenza di una classe dirigente, di amministratori, funzionari,  che lavorano seriamente e usano il buonsenso. E di politici competenti che studiano i tuoi problemi e li risolvono davvero.
L’augurio è che sia una campagna elettorale di spessore e non basata sul nulla, visto il risvolto nazionale che sta assumendo. L’esigenza e la priorità in questa fase storica che stiamo vivendo non è certamente la riforma della giustizia, che è importante ma non determinate per lo sviluppo, e che tiene impegnato il Parlamento con sedute anche notturne. Bisogna concentrarsi e affrontare i problemi del lavoro, della maggiore tutela delle fasce deboli della nostra società che vivono momenti drammatici, della precarietà del lavoro giovanile in modo da permettere ai giovani di realizzare i loro sogni, adottare misure che aiutano a superare il divario nord-sud.
Questi sono alcuni dei problemi che vanno affrontati e portati a soluzione se vogliamo vivere in una società più giusta e più attenta alle esigenze reali della popolazione.